Descrizione
Albiano ha origini molto antiche, il nome Albiano pare derivi da "alb" che in gallico voleva si-gnificare "altura" oppure da "albus" bianco dalle vicine vette innevate o ancora dall'antica famiglia Albia di Roma alla quale era infeudato e sotto la quale venne costituito l'antico municipio (Dizionario Storico dei Comuni d'Italia -Voi. I).
Sul suo territorio transitava l'antica strada romana Ivrea-Vercelli, il suo percorso si snodava dal Pontile per salire il Brick (attuale Via Cavour) e proseguiva ai piedi del Ricetto a mezza costa circa l'attuale strada di Simonti e Risasca per piegare in direziono di Settimo Rottaro superando il Tina (Roggia Violana) nei pressi del Mottarone.
Un centro abitato sorgeva sull'altura di Cerro ed era anche luogo fortificato (Prelle e Torriglia) Sappiamo che Ottone I lo infeuda ai Vescovi di Ivrea per cui anche Albiano rimarrà per lunghi secoli legato alle vicende storico-politiche della vicina città. Si ha menzione che sul mulino di Guadalungo vantava diritti l'Abbazia di Santo Stefano di Ivrea, fondata nel 1041.
Origini Carnevale
Certamente non esiste l'atto di nascita del Carnevale di Albiano, come non esiste per tanti altri carnevali. Il Carnevale è antico quanto l'uomo perché gioia, dolore, allegria, festa, baldoria, fanno parte della vita; quindi esiste da sempre.
La tradizione prende spunto dalle insurrezioni popolari contro la tirannia del Raineri Conte di Biandrate (1194) e del Guglielmo Marchese di Monferrato (1290), che avevano giurisdizione sulle nostre terre.
Questi feudatari spadroneggiavano in tutti i sensi, imponendo tasse e balzelli di ogni tipo. Si ricorda il "jus maritagi" cioè di una tassa sul matrimonio delle figlie del contado.
Si parla anche del famigerato "jus primae noctis", cioè del diritto del Marchese a godersi le spose nella prima notte di matrimonio. Di quest'ignobile diritto del feudatario pare non ci siano riscontri probanti per cui si può sapere poco sugli "usi" e ancora di meno sugli "abusi" praticati dai signorotti in quei secoli oscuri del Medioevo. Si racconta ancora che Violetta, la bella figlia di un mugnaio di Albiano, promessa sposa, si sia recata all'alcova del tiranno e lo abbia ucciso dando il via alla rivolta popolare che distrusse il castello. Di guerre, di rivolte, di insurrezioni i secoli del medio evo sono pieni. E' risaputo che prima dell'occupazione napoleonica, il Carnevale di Ivrea si svolgeva distintamente in ogni singolo Rione, capitanato dall'Abbà. Le circoscrizioni dei rioni erano le stesse di ogni parrocchia cittadina ed ogni parrocchia aveva una propria bandiera che era considerata il vessillo del rione. Albiano, seconda sede del vescovo di Ivrea, era parrocchia vescovile amministrata direttamente dal vescovo tramite un suo preposto (prevosto) e seguiva le stesse tradizioni delle parrocchie di città. Anche la parrocchia di Albiano ha una sua bandiera dai colori bianco e azzurro, che raffigura il santo patrono S. Martino in atto di dividere il mantello col povero. Napoleone, temendo che la festa potesse fomentare l'insurrezione del popolo, per motivi di sicurezza e di ordine pubblico, riunì in un'unica manifestazione i carnevali rionali cittadini, mandando un suo Generale con degli ufficiali a cavallo per sorvegliarne lo svolgimento. La tradizione orale racconta che nei tempi antichi (sino al secolo XIX) una delegazione del Carnevale di Ivrea s'incontrasse con alcuni mèmbri della Società carnevalesca di Albiano in territorio di Torre Balfredo, presso il confine tra i due Comuni, per dare l'avvio alle manifestazioni carnevalesche con un simbolico scambio di consegne. Ad Ivrea la Mugnaia compare soltanto nel 1858, ad Albiano si è trovata una fotografia della Mugnaia dell'anno 1890. Sembra però che questa donna avesse già fatto la Mugnaia dieci anni prima, quindi nel 1880.
Sul suo territorio transitava l'antica strada romana Ivrea-Vercelli, il suo percorso si snodava dal Pontile per salire il Brick (attuale Via Cavour) e proseguiva ai piedi del Ricetto a mezza costa circa l'attuale strada di Simonti e Risasca per piegare in direziono di Settimo Rottaro superando il Tina (Roggia Violana) nei pressi del Mottarone.
Un centro abitato sorgeva sull'altura di Cerro ed era anche luogo fortificato (Prelle e Torriglia) Sappiamo che Ottone I lo infeuda ai Vescovi di Ivrea per cui anche Albiano rimarrà per lunghi secoli legato alle vicende storico-politiche della vicina città. Si ha menzione che sul mulino di Guadalungo vantava diritti l'Abbazia di Santo Stefano di Ivrea, fondata nel 1041.
Origini Carnevale
Certamente non esiste l'atto di nascita del Carnevale di Albiano, come non esiste per tanti altri carnevali. Il Carnevale è antico quanto l'uomo perché gioia, dolore, allegria, festa, baldoria, fanno parte della vita; quindi esiste da sempre.
La tradizione prende spunto dalle insurrezioni popolari contro la tirannia del Raineri Conte di Biandrate (1194) e del Guglielmo Marchese di Monferrato (1290), che avevano giurisdizione sulle nostre terre.
Questi feudatari spadroneggiavano in tutti i sensi, imponendo tasse e balzelli di ogni tipo. Si ricorda il "jus maritagi" cioè di una tassa sul matrimonio delle figlie del contado.
Si parla anche del famigerato "jus primae noctis", cioè del diritto del Marchese a godersi le spose nella prima notte di matrimonio. Di quest'ignobile diritto del feudatario pare non ci siano riscontri probanti per cui si può sapere poco sugli "usi" e ancora di meno sugli "abusi" praticati dai signorotti in quei secoli oscuri del Medioevo. Si racconta ancora che Violetta, la bella figlia di un mugnaio di Albiano, promessa sposa, si sia recata all'alcova del tiranno e lo abbia ucciso dando il via alla rivolta popolare che distrusse il castello. Di guerre, di rivolte, di insurrezioni i secoli del medio evo sono pieni. E' risaputo che prima dell'occupazione napoleonica, il Carnevale di Ivrea si svolgeva distintamente in ogni singolo Rione, capitanato dall'Abbà. Le circoscrizioni dei rioni erano le stesse di ogni parrocchia cittadina ed ogni parrocchia aveva una propria bandiera che era considerata il vessillo del rione. Albiano, seconda sede del vescovo di Ivrea, era parrocchia vescovile amministrata direttamente dal vescovo tramite un suo preposto (prevosto) e seguiva le stesse tradizioni delle parrocchie di città. Anche la parrocchia di Albiano ha una sua bandiera dai colori bianco e azzurro, che raffigura il santo patrono S. Martino in atto di dividere il mantello col povero. Napoleone, temendo che la festa potesse fomentare l'insurrezione del popolo, per motivi di sicurezza e di ordine pubblico, riunì in un'unica manifestazione i carnevali rionali cittadini, mandando un suo Generale con degli ufficiali a cavallo per sorvegliarne lo svolgimento. La tradizione orale racconta che nei tempi antichi (sino al secolo XIX) una delegazione del Carnevale di Ivrea s'incontrasse con alcuni mèmbri della Società carnevalesca di Albiano in territorio di Torre Balfredo, presso il confine tra i due Comuni, per dare l'avvio alle manifestazioni carnevalesche con un simbolico scambio di consegne. Ad Ivrea la Mugnaia compare soltanto nel 1858, ad Albiano si è trovata una fotografia della Mugnaia dell'anno 1890. Sembra però che questa donna avesse già fatto la Mugnaia dieci anni prima, quindi nel 1880.